
Carissima lettrice,
sono molto lieto che mi abbia scritto. Da iridologo è sempre motivo di soddisfazione incontrare (anche se solo virtualmente) persone interessate ai nostri studi.
Deve sapere che in iridologia le iridi azzurre, verdi e comunque con trama chiara sono denominate linfatiche.
Le caratteristiche più ricorrenti in questo genere di costituzione rinviano al sistema linfatico e al sistema immunitario.
Nella scuola iridologia tedesca (ma anche in quella ungherese e russa) la costituzione linfatica viene tradizionalmente associata ad una naturale tendenza verso i disturbi allergici e del sistema nervoso.
Benché l’iridologia non abbia alcun valore da un punto di vista scientifico e non si possa utilizzare per porre diagnosi, essa ci permette di acquisire alcune preziose informazioni in merito alla natura e alle caratteristiche costituzionali individuali.
Nel caso di un’iride linfatica può essere utile ridurre il consumo di alcuni alimenti in grado di destabilizzare la flora batterica intestinale e aumentare invece il consumo di alimenti dall’azione probiotica.
Gli alimenti ultraprocessati possono produrre importanti danni all’intestino (come molte ricerche del resto hanno ampiamente confermato), ma nell’iride linfatica tale problematica può essere notevolmente amplificata in considerazione dell’elevato livello di sensibilità organica (ma anche emotiva) che questa costituzione mostra.
Una sottocostituzione dell’iride linfatica, la cosiddetta neurolinfatica, si associa in iridologia al pensiero continuo e ad un individuo tendenzialmente brillante da un punto di vista intellettuale, curioso e intelligente, ma con un bisogno spasmodico di ricercare, studiare e confrontare opinioni, pensieri e studi.
La costituzione linfatica nell’ambito dell’iridologia psicosomatica viene accomunata a persone sensibili e piuttosto emotive.
In questi casi l’utilizzo della floriterapia di Bach, dei fiori australiani (bush flower) o ancora di fiori italiani o fiori californiani può essere utile per riequilibrare l’emotività di queste persone.
In iridologia si considera di costituzione ematogena l’iride di colore tendenzialmente marrone (marrone chiaro o scuro).
Si tratta di un iride che di solito tende ad accompagnarsi ha problemi di dismicrobismo intestinale o di insufficienza epatica funzionale, intendendo con ciò non tanto una cattiva funzione del fegato quanto una sua non ottimale efficienza..
La zona più prossima alla pupilla dell’iride è quella che rappresenta la zona intestinale. Osservando un’iride da vicino con un iridoscopio, ingrandendola e illuminandola adeguatamente si osservano non infrequentemente alcuni caratteristiche.
La tendenza al dismicrobismo intestinale può essere ipotizzata quando la zona intestinale è frastagliata o “bucherellata”. IN questi casi una delle domande che siamo soliti porre al cliente è se il suo intestino funzioni o meno correttamente..
Un non ottimale funzionamento intestinale (o comunque una sua alterazione) può accompagnarsi a problemi di fegato e viceversa. Infatti questi due distretti corporei comunicano tra loro in modo continuo. Se il fegato non produce una buona quantità e qualità di bile o se l’intestino è intossicato da una flora batterica patogena, è molto frequente riscontrare problemi di gonfiori addominali che possono dipendere sia da una flora batterica intestinale dismicrobica sia da un deficit digestivo (come nel caso di alcuni problemi digestivi molto comuni o del reflusso gastroesofageo o ancora di problemi infiammatori di tutto l’apparato gastrointestinale).
Ricordate Bugs Bunny? Lui sì che la sapeva lunga…..
Se non proprio tutti i giorni mi capita almeno due volte la settimana di ricevere persone in studio con problemi gastrointestinali e la cui causa è apparentemente sconosciuta.
Eppure Ippocrate lo aveva detto chiaramente: ” fa che il cibo sia la tua medicina èla medicina sia il tuo cibo”.
Daucus carota (questo è il nome botanico della carota) è un vegetale appartenente alla famiglia delle ombrellifere ed è uno degli ortaggi a mio modesto avviso tra i più preziosi in assoluto per un l’uomo.
Grazie alla sua polpa, al suo succo ma anche alle foglie, al gambo e ai semi, la carota rappresenta uno dei vegetali più importanti per la salute umana.
Ricchissima di vitamina A contiene anche acido folico, vitamina C e carotenoidi e ha una bassa concentrazione di zuccheri che varia dal 3 al 7% a cui si aggiungono moltissimi minerali tra cui ferro, fosforo, calcio, sodio, potassio, magnesio, manganese, zolfo, rame e bromo. La carota contiene anche asparagina e docarina, due sostanze non semplici da recuperare.
La carota vanta straordinarie proprietà nutrizionali.
Innanzitutto ha un’azione tonica e ricostituente nell’astenia ed è un prezioso rimineralizzante utilissimo in caso di anemia, ma è soprattutto il grande amico dell’intestino per la sua straordinaria azione regolatrice antidiarroica e al contempo lassativa. Nella nella stitichezza svolge un’azione importante nell’intestino iperfermenativo quando l’alimentazione scorretta causa innumerevoli anomalie nel suo funzionamento, come gonfiore e dolore addominale.
Inoltre la carota è cicatrizzante a livello gastrico e trova pertanto indicazione specifica in tutte quelle situazioni nelle quali siano presenti infiammazioni croniche dello stomaco e dell’esofago (esofagite e gastrite). Il succo di carota può essere utilizzato nella misura di 50 a 500 grammi al giorno al risveglio e prima di coricarsi contro la stipsi e può essere largamente impiegata per preparare non solo delle insalate ma anche delle gustose minestre.
La presenza di docarina (scoperta da alcuni ricercatori russi) ha reso la carota particolarmente utile nella cura e nella prevenzione di malattie coronariche in quanto alla docarina è stata ascritta un’azione vasodilatatrice.
A livello dermatologico, la carota ha un azione ringiovanente sui tessuti e cicatrizzante sulle piaghe se utilizzata per uso esterno
Mentre della carota conosciamo quasi tutti la valenza nutrizionale e le proprietà curative dell’olio essenziale di carota invece conosciamo meno le proprietà. Nell’ambito della medicina popolare questo olio essenziale è utilizzato nell’insufficienza epatica e biliare e favorisce la rigenerazione di fegato, reni e pancreas. E’ un olio particolarmente utile per abbassare il colesterolo e può essere utilizzato per proteggere il fegato in caso di epatite.
L’olio essenziale di carota vanta un’azione tonica generale (quindi indicatissimo in caso di affaticamento generale) e a livello dermatologico può essere utilizzato per acne, ezemi e foruncolosi.
Più in generale può essere utile per rigenerare la pelle nelle persone anziane soprattutto in caso di macchie senili o di rughe.
Anche se non sono note controindicazioni specifiche è preferibile evitarne l’utilizzo nei primi tre mesi di gravidanza.
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Secondo nuove ricerche la causa del sovrappeso potrebbe essere nell’intestino
Da anni è noto che i batteri dell’intestino giochino un ruolo primario nella salute e nel benessere generale.
Diverse ricerche in passato hanno infatti evidenziato come nell’intestino dei soggetti in sovrappeso o colpiti da sovrappeso e obesità, siano presenti batteri diversi rispetto a quelli residenti nell’intestino di un normopeso o di uno magro.
Un nuovo studio ha ora mostrato come il temuto “effetto yo yo” spesso sperimentato da chiunque abbia iniziato una dieta, potrebbe essere riconducibile alla flora batterica intestinale. A questa alterazione conseguirebbe una riduzione dei livelli di alcuni antiossidanti, i flavonoidi, convolti nel meccanismo di dispendio energetico. Il problema del sovrappeso e dell’obesità sembra essere in continuo aumento e potrebbe diventare in futuro un’autentica emergenza sanitaria.
I flavonoidi sono noti per la loro azione non solo antiossidante ma anche per la loro capacità di proteggere i vasi. Tra di essi ne esistono alcuni in grado per esempio di proteggere le vene dai prolassi, il più comune dei quali è forse rappresentato dalle purtroppo dolore e note emorroidi.
Resta però da capire se esista un legame tra il meccanismo di funzionamento della leptina e quello del microbiota intestinale.
Oggi sappiamo infatti che è un’adipochina, la leptina, a regolare il senso di fame e sazietà nonché il rapporto tra la massa grassa e il muscolo del corpo umano, e sappiamo anche che la leptina può essere stimolata naturalmente non solo attraverso un’attività aerobica costante (possibilmente al risveglio al mattino prima di colazione) e un’apporto calorico bilanciato in quantità e qualità nella prima colazione del mattino, ma altres’ da alcuni alimenti vegetali. Tra questi ultimi compaiono spesso alimenti ricchi di flavonoidi appunto.
La scoperta è di rilievo perché pubblicata da “Nature”, e merita approfondimenti per i potenziali sviluppi in tema di sovrappeso e obesità.
Forse tra qualcuno dei lettori di questo articolo ci sarà che penserà che i carboidrati possano essere utili e non debbano essere eliminati….. ma la maggior parte delle persone che hanno provato almeno una volta a dimagrire con una qualsiasi dieta, si sono sicuramente trovate a fare i conti con pesi e misure di zuccheri e carboidrati. Chi ha fatto almeno una dieta nella vita sa bene cosa significhi e quanto costi pesare ogni alimento, cercare sempre di non superare la quantità che la dieta prescrive di questo o di quel tale piatto…..
E forse qualcuno, pensando di ottimizzare la propria dieta o di accelerarne gli effetti, avrà anche provato a eliminare totalmente gli zuccheri dalla propria alimentazione, dove per zuccheri si intende qualsiasi fonte di carboidrati, pane e pasta inclusi.
Ebbene, in quasi tutti questi casi, i risultati saranno stati quasi sempre gli stessi: iniziale perdita di peso fin dai primi di giorni, seguita da una riduzione della perdita complessiva dello stesso con un proporzionale aumento della fame, della tensione sia ai livello nervoso che psicologico, e infine abbandono di tutte le buone intenzioni per tornare alle solite ( e golose) vecchi abitudini.
Ora sappiamo che questa strada è fallimentare sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto perché un’alimentazione ipocalorica inibisce la produzione di leptina, una potente sostanza prodotta dal corpo stesso capace di inviare segnali all’ipofisi in merito alla quantità di riserve di massa grassa che il corpo scorta per difendersi dal “rischio di morire di fame”.
In secondo luogo, ed è questo il risultato più importante di una recente ricerca, perché una drastica riduzione o eliminazione dei carboidrati dall’alimentazione, sembra in grado di alterare in modo significativo la flora batterica intestinale.
Un recente studio ha infatti ben documentato come un’alimentazione troppo carente di zuccheri sia in grado di produrre una disbiosi intestinale, una situazione cioè nella quale la flora batterica intestinale non essendo in equilibrio, può condurre a problemi di aerofagia e flatulenza in primis, ma anche a conseguenze molto più importanti sotto il profilo immunologico.
La ricerca segna sicuramente un ulteriore elemento a favore di un’alimentazione bilanciata e completa che non tolga alcun alimento prezioso per la nostra salute, ma che contempli piuttosto un corredo alimentare variato e bilanciato di proteine, carboidrati, vegetali (frutta e verdura) e grassi in ogni pasto. Con le sole esclusioni di quelle patologie che richiedano un intervento medico specifico.
Ricordiamo allora forse che la massima che recitava ” “Il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che ti abitua a non avere più nulla”, potrebbe essere largamente impiegata anche a sostegno di chi ritiene, su basi scientifiche, che una alimentazione corretta che prevenga molte malattie, non passa tanto da una restrizione calorica e dal taglio indiscriminato di tutte le fonti di carboidrati, quanto piuttosto dal corretto bilanciamento degli alimenti nutritivi che indirizzi i segnali ormonali verso un intelligente rapporto di grassi, proteine, carboidrati e vegetali (come frutti e verdura) crudi.
Un precoce stress nei primi mesi di vita potrebbe essere corresponsabile nello scatenamento della sindrome del colon irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo gastrointestinale funzionale piuttosto diffuso nel quale lo stress gioca un ruolo importante nella insorgenza e nell’ esacerbazione dei suoi sintomi più tipici (come dolori addominali e alterazioni della peristalsi intestinale).
E’ molto frequente osservare come i disturbi legati allo stress, tra cui l’ansia e la depressione spesso precedano lo sviluppo della sindrome dell’intestino irritabile e viceversa. Da una nuova ricerca (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28233180) è emerso come l’’esposizione allo stress durante i primi anni di vita abbia il potenziale di aumentare la suscettibilità di un individuo sia verso la sindrome dell’intestino irritabile che di malattie psichiatriche.
I ricercatori (O’Mahony SM, Clarke, Dinan e Cryan JF) hanno sottolineato come i precoci eventi avversi della vita siano in grado di alterare in modo significativo l’impatto su molte delle vie di comunicazione dell’asse cervello-intestino-microbiota, permettendo un’interazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e il tratto gastrointestinale. Ne è emersa una possibile stretta correlazione tra la sindrome dell’intestino irritabile e la malattia psichiatrica soprattutto in relazione all’impatto dello stress nei primi mesi di vita.
Va sempre ricordato infine il ruolo primario che l’attività fisica occupa in questo genere di problemi (http://www.vladimirocolombi.it/2016/11/09/curare-la-depressione-lansia-e-linsonnia-con-i-rimedi-naturali-e-il-nordic-walking/).
Fonte:
Handb Exp Pharmacol. 2017 Feb 24. doi: 10.1007/164_2016_128.Irritable Bowel Syndrome and Stress-Related Psychiatric Co-morbidities: Focus on Early Life Stress.O’Mahony SM1,2, Clarke G3,4, Dinan TG3,4, Cryan JF5,3.
Per visionari i video registrati a Telecolor o in studio clicca i link sottoindicati:
http://www.telecolor.net/2014/12/intestino-ecco-come-proteggerlo-attraverso-lalimentazione/
http://www.youtube.com/watch?v=LK1xwC4z3ug
http://www.youtube.com/watch?v=X4bEC546VJo
Un elevato indice di massa corporea nella prima infanzia concorrerebbe ad uno statistico aumento dell’obesità in età adulta
Secondo una ricerca i bambini con alto indice di massa corporea (BMI) in età prescolare sono a rischio di sviluppare obesità. Si ritiene che l’identificazione precoce dei fattori che aumentano il rischio di eccessivo aumento di peso potrebbe favorire delle azioni preventive dirette. Il microbiota intestinale e l’uso di antibiotici sono stati identificati come potenziali modulatori della prima programmazione metabolica e lo sviluppo di peso. Per verificare se la composizione del microbiota è associata ad un elevato livello di obesità (e se l’uso di antibiotici modifichi questa associazione) è stato analizzata la composizione del microbiota fecale a 3 mesi e il BMI a 5-6 anni in due gruppi di bambini sani. Dallo studio è emerso come la relativa abbondanza di streptococchi sia positivamente associata all’indice di massa corporea mentre quella dei bifidobatteri lo sarebbe negativamente. Questa associazione è stata particolarmente forte tra i bambini con un pregresso massiccio di uso di antibiotici. Lo studio ha concluso che il microbiota intestinale dei neonati potrebbe essere predittivo di un elevato indice di massa corporea e potrebbe servire come indicatore precoce di rischio di obesità. L’ipotesi è che i bifidobatteri e gli streptococchi siano indicatori del funzionamento metabolico futuro dei neonati, e che l’uso di antibiotici, influenzando la flora batterica intestinale, potrebbe condizionare la forma fisica futura del bambino in età adulta. Non è il primo studio che mette in relazione sovrappeso e flora batterica intestinale. Un’altra ricerca (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Gut+microbioma+population%3A+an+indicator+really+sensible+to+any+change+in+age%2C+diet%2C) ha messo in relazione le due cose e l’infiammazione sistemica.
Bibliografia:
1) Mediators Inflamm. 2014;2014:901308. doi: 10.1155/2014/901308. Epub 2014 Jun 4.Gut microbioma population: an indicator really sensible to any change in age, diet, metabolic syndrome, and life-style.Annalisa N1, Alessio T1, Claudette TD1, Erald V2, Antonino de L3, Nicola DD1:
2) Microbiome. 2017 Mar 3;5(1):26. doi: 10.1186/s40168-017-0245-y.Childhood BMI in relation to microbiota in infancy and lifetime antibiotic use.Korpela K1, Zijlmans MA2, Kuitunen M3, Kukkonen K4, Savilahti E3, Salonen A5, de Weerth C2, de Vos WM5,6.
Altri articoli correlati:
1) http://www.vladimirocolombi.it/2016/06/04/nutrizione-dieta-e-obesita-lidea-del-piatto-unico/
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http://www.youtube.com/watch?v=LK1xwC4z3ug
http://www.youtube.com/watch?v=X4bEC546VJo
http://www.youtube.com/watch?v=KUsUe1KsQHs
Potrebbe esserci una relazione tra salute, malattie della bocca e tumori
Il numero di studi che dimostrano che il microbioma umano giochi un ruolo fondamentale in alcune patologie croniche (obesità, malattie infiammatorie croniche intestinali, e diabete) sembra aumentare. Recentemente è stata evidenziata una possibile relazione tra tumori e batteri. La maggior degli studi si sono concentrati sul microbiota intestinale perché rappresenta la più ampia comunità di batteri e il numero di casi di sindromi collegate all’intestino è in aumento. E’ però opportuno ricordare che l’apparato gastrointestinale include anche la bocca e la sua flora batterica. Una ricerca ha evidenziato (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28257583) come la flora batterica non solo intestinale ma anche quella orale potrebbe essere implicata nel processo di carcinogenesi. La ricerca ha documentato come alcune specie batteriche della flora batterica orale siano più o meno rappresentate in soggetti colpiti da tumore aprendo nuove prospettive su modalità terapeutiche e profilattiche future
Fonti:
Can J Microbiol. 2017 Mar 3. doi: 10.1139/cjm-2016-0603.The oral cavity microbiota: between health, oral disease and cancers of the aerodigestive tract.Le Bars P1, Metamoros S2, Montassier E3, Le Vacon F4, Potel G5, Soueidan A6, Jordana F7, De La Cochétière MF8.
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http://www.youtube.com/watch?v=X4bEC546VJo
http://www.youtube.com/watch?v=KUsUe1KsQHs
Nuove evidenze sulla flora intestinale alterata nei disturbi autistici
Un dei disturbi neurologici più invalidanti nelle relazioni sociale è rappresentato dall’autismo che oltre a sintomi neurologici, provoca alterazioni delle funzioni gastrointestinali (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28222761). Uno studio ha provato a ipotizzare una possibile relazione tra il microbiota intestinale e l’autismo ed è emersa la presenza di una struttura della comunità microbica intestinale.alterata. Più in particolare è stato osservato come il 90% dei soggetti con gravi problemi autistici ha un alterato rapporto Firmicutes / Bacteroidetes (con una riduzione dei Bacteroidetes). Alcune specie batteriche (Alistipes, Bilophila, Dialister, Parabacteroides, e Veillonella) sono risultate ridotte mentre altre (Collinsella, Corynebacterium, Dorea, e Lactobacillus) sono risultate significativamente aumentate. La costipazione (stitichezza) è stata poi associata a diverse forme batteriche con un significativo aumento di alcune specie batteriche (Escherichia, Shigella e Clostridium). Di notevole rilevanza poi l’aumento del genere Candida, arrivato a rappresentare quasi il doppio della quantità normalmente presente nell’intestino di un individuo “sano”. Lo studio ha concluso che oltre alla flora intestinale batterica, anche la microflora dell’intestino contribuisce all’alterazione della struttura della comunità microbica intestinale nei soggeti autistici e ha aperto la possibilità di nuove strategie di intervento finalizzate al miglioramento dei sintomi gastrointestinali nei soggetti autistici.
Fonte: Microbiome. 2017 Feb 22;5(1):24. doi: 10.1186/s40168-017-0242-1.New evidences on the altered gut microbiota in autism spectrum disorders.Strati F1,2, Cavalieri D3, Albanese D1, De Felice C4, Donati C1, Hayek J5,6, Jousson O2, Leoncini S5, Renzi D7, Calabrò A7, De Filippo C8.
Altri riferimenti:
http://www.vladimirocolombi.it/2017/03/27/antibiotici-intestino-e-diabete-1/
http://www.vladimirocolombi.it/2017/03/26/cambia-il-tuo-intestino-praticando-sport/
http://www.vladimirocolombi.it/2017/04/13/la-relazione-tra-intestino-e-malattie-neurologiche/
Per visionari i video registrati a Telecolor e in studio clicca i link sottoindicati:
http://www.telecolor.net/2014/12/intestino-ecco-come-proteggerlo-attraverso-lalimentazione/
http://www.youtube.com/watch?v=LK1xwC4z3ug
http://www.youtube.com/watch?v=X4bEC546VJo
http://www.youtube.com/watch?v=KUsUe1KsQHs
http://www.youtube.com/watch?v=9xW8Tqw8FLI
Il cocco potrebbe essere un rimedio naturale e gradevole per migliorare la flora batterica intestinale
Una recente ricerca (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28242914) ha dimostrato come i residui della buccia di cocco potrebbero essere utili per poter far crescere la flora batterica intestinale.
Dal cocco infatti sarebbe possibile separare delle sostanze naturali in grado di favorire la crescita di due ceppi di batteri molto importanti per l’intestino.
La presenza di sostanze prebiotiche contenute nello scarto di cocco potrebbe aprire la strada ad un’applicazione intelligente di un prodotto naturale a basso costo e privo di effetti collaterali dal grande valore nutrizionale per l’intestino. Il cocco è inoltre notoriamente ricco di acido caprilico, un grasso prezioso in grado di favorire la distruzione di alcuni miceti ed è pertanto un prezioso alleato nelle infezioni da candidosi vaginale.
Sempre la presenza di acido caprilico lo rende particolarmente utile come fonte energetica negli sportivi.
Bibliografia:
J Food Sci Technol. 2017 Jan;54(1):164-173. doi: 10.1007/s13197-016-2448-9. Epub 2016 Dec 26.Defatted coconut residue crude polysaccharides as potential prebiotics: study of their effects on proliferation and acidifying activity of probiotics in vitro.Mohd Nor N’1, Abbasiliasi S1, Marikkar MN2, Ariff A3, Amid M4, Lamasudin DU5, Abdul Manap MY6, Mustafa S7.
Leggi anche:
http://www.vladimirocolombi.it/tag/cocco/
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http://www.youtube.com/watch?v=LK1xwC4z3ug
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